venerdì 3 ottobre 2008

Vita di san Giovanni, arcivescovo di Shangai e San Francisco (II)

Belgrado

Nel 1921, durante la guerra civile russa, Vladika, insieme con i suoi genitori, i suoi fratelli e la sorella, venne sfollato a Belgrado e cominciò a frequentare l’Università della capitale jugoslava; per vivere lavorava vendendo giornali. Uno dei suoi compagni, che faceva lo stesso, riferì che durante una pausa pranzo doveva correre da un Caffè all’altro e solo con grandi difficoltà riusciva a vendere i giornali, mentre Misha stava semplicemente sul marciapiede e nel giro di pochi minuti i Serbi avevano acquistato tutti i suoi giornali. Alla fine dell’Università, mentre uno dei suoi fratelli si laureò in materie tecniche e divenne ingegnere e l’altro in giurisprudenza ed entrò nella polizia jugoslava, Vladika, nel 1925, prese la laurea in teologia.

Nel 1924 era stato ordinato lettore nella chiesa russa di Belgrado dal Metropolita Antonio, che continuava ad esercitare su di lui una grande influenza; e Vladika, a sua volta, mostrava massimo rispetto e devozione per il suo superiore. Nel 1926 il Metropolita Antonio lo tonsurò monaco e lo ordinò ierodiacono al monastero di Milkov, dandogli il nome di Giovanni, come il suo lontano parente, San Giovanni (Maximovitch) di Tobolsk. Il 21 novembre dello stesso anno, Vladika venne ordinato ieromonaco; la sua ordinazione avvenne così in fretta che non riuscì ad informarne i genitori. L’arcivescovo Gabriele di Cheliabinsk gli disse: «Non preoccuparti, li inviteremo alla tua consacrazione».

La città di Bitol si trova nella diocesi di Ochrida. In quel tempo il vescovo titolare era Nicola Velimirovich, noto predicatore, poeta, scrittore ed ispiratore del movimento religioso popolare. Egli apprezzava ed amava il giovane ieromonaco Giovanni quanto il Metropolita Antonio ed esercitò anch’egli una benevola influenza su di lui. Più di una volta lo si sentì dire «Se vuoi vedere un santo vivente, va’ a Bitol da padre Giovanni». Perché, in effetti, stava diventando chiaro che questi era un uomo del tutto straordinario: furono i suoi studenti al seminario che per primi scoprirono quello che era forse il suo più grande sforzo ascetico. Essi in un primo tempo notarono che egli stava alzato a lungo dopo che ognuno era andato a letto; girava per i dormitori, di notte, sollevava le coperte cadute e copriva gli ignari dormienti, facendo su di loro il segno della Croce. In seguito si scoprì che non dormiva quasi per niente, e mai in un letto, permettendosi soltanto un’ora o due per notte di scomodo riposo da seduto o piegato sul pavimento, in preghiera davanti alle icone. Anni dopo ammise lui stesso che da quando aveva preso i voti monastici non aveva mai dormito in un letto. Una simile pratica ascetica è molto rara, sebbene non sconosciuta alla tradizione ortodossa.

A questo proposito, la badessa Teodora, superiore del monastero di Lesna, in Francia, raccontò che una volta, mentre Vladika stava visitando il convento, gli fece male una gamba e venne chiamato un dottore, che consigliò riposo a letto. Vladika lo ringraziò per la sollecitudine, ma rifiutò di distendersi e nulla poteva persuaderlo. «Allora», raccontò la badessa « - io stessa non so perché fossi così audace – gli dissi schiettamente: “Vladika, come badessa di questo convento, per il potere conferitomi da Dio, le ordino di sdraiarsi”. Vladika mi guardò con sorpresa, venne e si sdraiò. La mattina dopo, tuttavia, era in chiesa per il mattutino e quella fu la fine della cura».

L’arcivescovo Averky del monastero della Santa Trinità di Jordanville, all’epoca giovane ieromonaco nella Russia carpatica, testimoniò della profonda impressione che lo ieromonaco Giovanni faceva agli studenti del seminario. Quando essi tornavano a casa per le vacanze, parlavano del loro straordinario maestro che pregava costantemente, serviva la Divina Liturgia o almeno riceveva la Santa Comunione ogni giorno, digiunava strettamente, non dormiva mai coricato e con vero amore paterno li ispirava con gli alti ideali del Cristianesimo e della Santa Russia.

Nel 1934 si decise di elevare lo ieromonaco Giovanni al rango di vescovo. Per quanto riguarda Vladika, nulla era così lontano dai suoi pensieri. Una donna che lo conosceva, riferì di averlo incontrato in quel periodo su un tram di Belgrado; egli le disse di essere in città per errore, essendo stato mandato al posto di un altro ieromonaco Giovanni che doveva essere consacrato vescovo! Quand’ella lo vide il giorno seguente la informò del fatto che la situazione era in realtà peggiore di quanto avesse pensato: era lui che volevano consacrare vescovo! Quando ebbe protestato che questo era fuori discussione, perché aveva difetti nel parlare e non riusciva ad enunciare chiaramente le frasi, gli venne risposto soltanto che anche il profeta Mosé aveva la stessa difficoltà.

La consacrazione ebbe luogo il 28 maggio 1934. Vladika fu l’ultimo di molti vescovi ad essere consacrato dal Metropolita Antonio e la straordinaria stima che il venerabile gerarca aveva per il nuovo vescovo risulta evidente da una lettera che inviò all’arcivescovo Dimitry nel lontano Oriente. Declinando l’invito fattogli, di ritirarsi in Cina, scriveva: «Caro amico! Sono molto vecchio e incapace a viaggiare, ormai… Ma al mio posto, come mia anima, mio cuore, ti manderò il vescovo Giovanni. Questo piccolo, fragile uomo, che sembra quasi un bambino, è attualmente un miracolo di fermezza e rigore ascetico nel nostro tempo di totale indebolimento spirituale». Vladika venne dunque assegnato alla diocesi di Shangai, in Cina.

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